Inoltre, le abbondanti risorse e forza lavoro della Cina contribuiscono anche alla sua capacità di offrire prezzi all’ingrosso sulle maglie da calcio. Per ovviare a questo problema molti contratti di lavoro prevedono un salario più basso, ma spese universitarie pagate, anche perché qui non esiste il concetto di “lavoretto” per come lo intendiamo in Italia. Per i Cafeteros fu il primo titolo continentale: la Colombia diventava la settima nazionale a vincere la Copa América. I cileni superarono la Colombia per 5-2 all’andata a Santiago, qualificandosi alla fase finale del Sudamericano in virtù dello 0-0 ottenuto a Bogotà. Modificata dopo la vittoria del campionato d’Europa 2020, per l’inserimento della patch di «campioni d’Europa». La nazionale della Colombia tornò a giocare per le qualificazioni al campionato del mondo 1966. Inclusa nel girone con Cile ed Ecuador, debuttò con una sconfitta per 1-0 in casa contro l’Ecuador, mentre le successive gare videro una vittoria (contro il Cile a Barranquilla) e altre due sconfitte. Battuto per 2-0 all’esordio il Venezuela, la squadra di Maturana vinse anche contro l’Ecuador (1-0) e il Cile (2-0). Nei quarti di finale batté per 3-0 il Perù e in semifinale sconfisse per 2-0 il sorprendente Honduras, che era stato chiamato a partecipare all’ultimo istante in sostituzione dell’Argentina (che aveva rinunciato al torneo per motivi di sicurezza) e nel turno precedente aveva eliminato il quotato Brasile.

Nella fase finale, in Italia, vinse per 2-0 contro gli Emirati Arabi Uniti, perse per 1-0 contro la Jugoslavia ed infine pareggiò per 1-1 contro i futuri campioni del mondo della Germania Ovest. Negli USA la squadra allenata da Francisco Maturana fu però subito eliminata, a causa di due sconfitte nella fase a gironi contro Romania (3-1) e Stati Uniti (2-1): inutile fu la vittoria per 2-0 sulla Svizzera nell’ultimo incontro. All’ultima gara, tenutasi il 16 agosto 1938 con la Bolivia e finita 2-1 per i boliviani, seguì una pausa di circa 6 anni e mezzo in cui la Nazionale colombiana non giocò alcun incontro internazionale. In uno dei tornei più lunghi di quegli anni (per la prima volta vi partecipavano otto squadre) la Colombia giunse all’ultimo posto, registrando due pareggi (contro Ecuador e Bolivia) e perdendo le restanti cinque sfide. Il 1990 vide il debutto nello stemma dei due «satanelli» alati (uno rosso ed uno nero) con un tridente in mano e un pallone tra i piedi, disegnati da Savino Russo. Il cammino dei colombiani terminò agli ottavi di finale, per mano del Camerun che nei tempi supplementari batté per 2-1 i colombiani. In sette Coppe America ha ottenuto un piazzamento nei primi quattro posti.

A concludere la competizione fu la vittoria per 4-1 sull’Ecuador, grazie alla quale la Colombia evitò gli ultimi due posti della classifica, terminando quinta su sette nazionali. Dopo il secondo posto nella Coppa America del 1975, la nazionale colombiana conobbe il periodo di splendore a partire dalla seconda metà degli anni ’80, diventando una delle nazionali più forti del Sud America quando, guidata da talenti quali René Higuita, Andrés Escobar, Carlos Valderrama e Faustino Asprilla, si impose all’attenzione internazionale, qualificandosi per tre edizioni consecutive della Coppa del mondo. La nazionale si presentò al mondiale con una squadra che univa giocatori d’esperienza come il portiere Efraín Sánchez e il difensore Francisco Zuluaga, che avevano superato i trent’anni, con giovani già entrati in pianta stabile nella rosa della nazionale come Héctor Echeverri, Carlos Aponte e Rolando Serrano. Nel 1986 León Londoño Tamayo, presidente della FCF, decise di affidare la panchina della nazionale a Francisco Maturana, che fondò l’ossatura della squadra sui giocatori dell’Atlético Nacional. Sui giornali era partita una campagna di presentazione molto particolare: ogni giorno veniva svelato un dettaglio della nuova maglietta, fino a svelare la figura intera. Il Gruppo 1 era l’unico composto da quattro squadre: Argentina, Cile, Francia e Messico.

In finale contro il Messico fu il capitano Iván Córdoba a realizzare il gol decisivo per la vittoria (1-0). La nazionale colombiana chiudeva così un torneo perfetto, con sei partite vinte su sei, nessun gol subito e tre sole ammonizioni. Il 1975 fu interamente dedicato alla Coppa America (che per la prima volta assumeva questo nome): l’esordio fu Colombia-Paraguay, gara vinta per 1-0 con rete di José Ernesto Díaz. Sospesa l’attività per tutto il 1978, la Colombia riprese a giocare a luglio 1979, dapprima con due gare contro una Spagna sperimentale e poi con altre due contro il Perù. La competizione si concluse con cinque sconfitte e un pareggio (ottenuto con il Perù il 24 marzo, 1-1) e l’ultimo posto in classifica. Nel giugno 1957 la Colombia affrontò il suo primo torneo di qualificazione al campionato mondiale, le eliminatorie per Svezia 1958: debuttò con un pareggio per 1-1 con l’Uruguay a Bogotà. Paraguay e Uruguay. Il 23 giugno 1957 la Colombia disputò per la prima volta un’amichevole, contro il Paraguay, maglie da calcio shop perdendo per 2-1: prima d’allora la nazionale aveva giocato solo competizioni ufficiali. Sotto la gestione di Hernán Gómez la Colombia riuscì ad accedere al campionato del mondo 1998, non andando però oltre la fase a gironi, in cui perse due partite.

Por Carmen