Le varie aziende che distribuiscono i cofanetti regalo non hanno lasciato proprio nulla al caso e, ovviamente, hanno pensato anche ai tifosi del calcio. Il caso vuole che nel mentre di tutto ciò ho l’occasione di godermi, dopo tanto tempo, una bella visita guidata in Santa Maria delle Grazie. Grazie a questo luogo e grazie a Paolo ho cambiato radicalmente il modo di intendere e concepire una maglia di calcio. Grazie! Controlla la tua mail! Un regime stilistico avvilente, una formattazione angosciante, oggi comprare un maglia è come entrare all’Ikea, che tu sia a San Giuliano Milanese o nel Borneo è tutto uguale, cambia solo lo stemma. Dopo questo mio percorso forse potete immaginare l’insofferenza e la frizzante noia di culo che posso provare quando vedo l’ennesimo stock di catalogo sempre uguale, in plastica, con delle strisce nelle strisce a resa discontinua spacciate per “innovative perché si ispirano allo skyline di Milano“.
Non per blasfemia, ma ne abbiamo una dozzina e nella migliore delle ipotesi rischia di inglobarsi un leoncino. Rimane emblematica l’immagine dei tedeschi schiantati per terra che non si rialzano più, con Collina che si avvicina loro invitandoli a rimettersi in piedi per giocare gli ultimi secondi della partita prima del tragico fischio finale. Le origini, Milano e la sua storia, la palude bonificata dai cistercensi, la terra delle bisce d’acqua. Dalla fondazione della Football Association alla nascita della Football League, dalle prime pittoresche amichevoli internazionali al Torneo Interbritannico, dai maestri inglesi ai professori scozzesi, “Pionieri del Football” racconta l’evoluzione del calcio nella terra in cui è nato: un viaggio che di anno in anno racconta le idee, gli eroi, le squadre e le partite che hanno segnato la nascita di quello che è sempre stato molto più di un gioco. Quello per arrivare in Italia, aggiunge “è stato un viaggio difficile, pericoloso, ma ora ringrazio Dio, perché abbiamo ritrovato qui la vita in Italia”. La pubblico, inaspettatamente gira e piace anche a qualcuno, uno giorno me la ritrovo in giro per i siti sportivi.
Una bandiera italiana verde, bianca e rossa può essere vista anche all’interno del colletto di questa maglia. Un percorso come questo lo posso consigliare a tutti come esperienza interessante (tranquilli, non servono i render, basta un’idea) ma non vi nascondo che sarei anche contento di vedere una maglia dell’Inter carica di personalità -basta davvero poco-, come sarei contento di veder uscire il 9 marzo una bella maglia celebrativa e non solo una patch. Mi sembrava la più adatta ad essere indossata con stile, ma alla fine l’ho messa solo una mezza giornata e mi sono trovato a parlare di Allegri con un ragazzo australiano mentre viaggiavamo sul pontile di un battello tra isolette remote, con un vento così forte che ci costringeva ad urlare per capirci. La prima canzone che può venire in mente è La leva calcistica della classe ’68 di De Gregori, che parla del giovane Nino che ha paura di sbagliare un calcio di rigore: non deve temere perché, spiega il cantautore, quelli sono solo particolari e un giocatore lo vedi da coraggio, altruismo e fantasia. In caso di uguale numero di reti segnate, o se non sono stati realizzati gol, la partita è considerata pareggiata. Nel caso vada male, io so cosa mettere.
L’uniforme del Perugia dei miracoli è inoltre ricordata per essere stata la prima ad aver sfoggiato il logo del fornitore, la Umbro, dopo che nei mesi finali del 1978 era avvenuta una prima liberalizzazione degli sponsor tecnici nel panorama calcistico nazionale. Nel corso degli anni la tifoseria arzachenese è stata capeggiata dai gruppi Onda d’Urto, Vecchia Guardia e Cuore Bianco Verde tuttavia scioltisi. Il Foggia calcio ha dato la propria disponibilità a partecipare all’evento e a contribuire all’allestimento del Museo mettendo a disposizione la Coppa Italia vinta nella stagione 2015/2016, la Coppa per la vittoria del Campionato 2016/2017, la Super Coppa relativa, sempre, alla stagione 2016/2017 e la divisa completa della stagione in corso. A fine stagione rinuncia all’iscrizione al campionato successivo. Nato come passatempo per i nobili rampolli dell’alta società, il football è diventato il fenomeno di massa che tutti conosciamo alla fine del XIX° secolo, e il suo percorso è stato lungo e travagliato. Il cardinal Ravasi sottolinea che “Lo sport è una sorta di linguaggio comune, è una esperienza che appartiene non soltanto a tutti i popoli, ma anche a tutte le generazioni ed è in questa luce che può diventare veramente un incontro che ha anche una dimensione di carità, di solidarietà, di amore, e questo alla fine è il messaggio cristiano, il riconoscere nella diversità l’unità fondamentale della natura umana”.
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