Il Rayo Vallecano de Madrid, più comunemente Rayo Vallecano e spesso detto anche solo Rayo («folgore» in spagnolo) è una società calcistica spagnola con sede nella città di Madrid, la terza per importanza della capitale dopo Real e Atlético de Madrid. Sono tutti d’accordo invece nel dire che lo scudetto 2012-13 è meritatissimo, che il gioco migliore prodotto dal calcio italiano è quello della Juventus poi travasata dal citì Prandelli nella Nazionale, che la via indicata dalla società più amata d’Italia con la costruzione dello stadio di proprietà è l’unica vera riforma attuata, sia pure parzialissimamente, dal nostro mondo pallonaro. Sconfitto nella finale di Champions League con il Bayern Monaco e sconfitto dalla Spagna nella finale della Coppa del Mondo. Nonostante i copiosi investimenti, effettuati per contrastare lo strapotere del Barcellona e per cercare di conquistare la decima coppa dei campioni nella finale in programma al Bernabéu, il Real Madrid non è riuscito a conquistare alcun trofeo. Il 22 ottobre 2017 sigla la sua prima tripletta in carriera nella trasferta di campionato contro l’Udinese, terminata 6-2 in favore dei campioni d’Italia. Esordisce con la nuova maglia il 15 settembre 2013 in occasione della vittoria in campionato per 1-0 contro il Granada, Álex subentra, al minuto 80, a Simão.
Stasera contro la Roma il Real Madrid farà debuttare la sua maglia rosa. L’affare, infatti, sarà possibile solo ad una condizione: dovrà essere il centrocampista croato ad esporsi in prima persona e dichiarare pubblicamente di voler lasciare il Real Madrid. A De Laurentiis come spiega la ‘Gazzetta dello Sport piace anche Luca Pellegrini , maglie real madrid terzino sinistro che si è messo in mostra con la maglia del Cagliari e della nazionale Under 20. La possibile offerta azzurra si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro. Dopo gli inizi nel Salamanca, esordì nella Liga con la maglia dell’Atletico Madrid nel 1940-1941: al termine della stagione vinse la Liga laureandosi capocannoniere con 33 reti. Persino sul piano del gioco, argomento sul quale non esiste al mondo competenza – e pazienza se spesso gaglioffa – superiore a quella italiana, più o meno sono tutti d’accordo: la Juventus di Andrea Agnelli presidente, di Giuseppe Marotta direttore generale e di Antonio Conte allenatore riesce a ottenere il massimo dai tifosi che riempiono lo stadio, visitano il museo, comperano i souvenirs ufficiali (comunque la maglia più venduta è sempre quella di Del Piero costretto a fare l’emigrante: un caso che in qualsiasi altro club sarebbe stato dinamite con tanto di miccia accesa), e riesce pure ad ottenere il massimo da giocatori che costano molto ma non moltissimo.
Suonano tre gruppi, tutti rigorosamente “euskadi” (baschi): i Sagarroi (con ex membri di una band storica del punk autoctono, i Negu Gorriak) impegnati in una patchanka che profuma di reggae; i Deabruak Teilatuetan che suonano hardcore; i Kuraia che fanno hard rock e cantano in basco, ma sono i meno militanti del lotto. Finché è stato in una condizione di forma accettabile, Théréau è stato più che utile alla causa viola ma l’impressione è che la squadra, nella sua confermazione attuale, più immediata, verticale e imprevedibile, possa tranquillamente fare a meno di lui: cinque gol e quattro assist in 16 presenze non sono certo la statline che ci si attendeva da lui alla prima grande occasione con una contender da medio-alta classifica. È questo il viola universalmente associato al fantastico, all’incantesimo e alla magia. Indicandomi, ha detto a suo figlio: “Guardalo. Ancora tre sono i minuti – i più belli della storia – in cui il Brasile di Garrincha e Pelé segna e colpisce due pali contro l’Unione Sovietica. Rimane celebre la doppietta che segna alla Juventus nell’incontro del 9 marzo 2002, pareggiato 2-2: in estate, dopo lo scudetto perso all’ultima giornata, passa al Milan in cambio di Francesco Coco.
La famiglia Agnelli, sempre bene dentro e intorno al club, potrebbe permettersi anche di concorrenziare arabi e russi investitori in squadre inglesi e francesi, potrebbe sfidare la disponibilità di denaro offerta dalle tifoserie ai club tedeschi e spagnoli, ma la Juventus vuole restare dentro una situazione economica almeno un poco intonata al fair play finanziario predicato dall’Uefa e alla crisi delle’Italia: spese alte sì, ma non mai folli, e picchi di guadagno quasi “onesti” (dunque i 12 milioni l’anno di Ibrahimovic non sono contemplabili). Torino infatti è sicuramente una città economicamente sfinita per il protrarsi della crisi dell’auto (in Fiat migliaia di dipendenti continuano a dover tirar avanti con gli 800 euro della cassa integrazione) e socialmente disorientata (l’essere diventata più bella e più conosciuta, dopo le Olimpiadi invernali del 2006, non le ha ancora plasmato un’identità definita). Granitica. Indiscutibile. Tutto – slogan, scritte, magliette, poster – celebra lo scudetto numero 31. Alla luce dei verdetti della giustizia sportiva a dire il vero sono 29. Ma in questa giornata speciale contano gli scudetti vinti sul campo. Un passato ingombrante con il numero 7, ma che ora brilla da un’altra parte.